Il La nostra società avvalla l’idea che tutto sia possibile e che la libertà sia strettamente legata al dominio: dobbiamo fare di tutto per vincere il destino. L’alternativa filosofica a questa tendenza dominante ritiene che la libertà consista nell’assumere il proprio destino. Questa formulazione farà sicuramente rizzare i capelli a molti nostri contemporanei, convinti che il destino sia l’esatto opposto della libertà.
[…] Il destino è quell’insieme complesso di condizioni, di storie e di desideri che si incrociano e si intrecciano determinando una singolarità, una persona. E’ costituito dai legami che creiamo e sviluppiamo liberamente. Per questa ragione la libertà non consiste nella scelta tra il dominio (di sé, degli altri e del destino) mediante la forza e la sottomissione, la debolezza. La libertà, conciliata con il destino, ci installa in una dimensione di fragilità. Questa fragilità non è né una forza né una debolezza, ma rappresenta una molteplicità complessa e contraddittoria da assumere nel suo insieme. Entrare nella fragilità significa vivere in un rapporto di interdipendenza, in una rete di legami con altri. Legami che non devono essere visti come fallimenti o successi, ma come possibilità di una vita condivisa.D’altra parte, nella fragilità l’incertezza rispetto all’io resiste, perché l’io non è né un’etichetta, né un ruolo definitivo; al contrario, rimane sempre una possibilità, una potenza da ricercare, una singolarità che si costruisce. I legami non sono i limiti dell’io, ma ciò che conferisce potenza alla mia libertà e al mio essere. La mia libertà dunque non è ciò che finisce laddove comincia quella dell’altro, ma anzi comincia dalla liberazione dell’altro, attraverso l’altro. In questo senso si potrebbe dire che la libertà individuale non esiste: esistono soltanto atti di liberazione che ci connettono agli altri. E’ questa la dimensione, o meglio sono queste le dimensioni della fragilità. Una prospettiva filosofica di questo tipo può costituire la base di una psicoterapia ed è in grado, a nostro parere, di far fronte alle sfide della nostra epoca.L’obiettivo dell’intervento psicoterapeutico è quello di aiutare l’altro, gli altri, ad assumere meglio le proprie possibilità e la propria libertà.
[…] Questa clinica della fragilità si rivolge quindi all’esperienza di vita, e non alle idee. Poiché è il vissuto a rivelarci che non siamo individui isolati e che la nostra libertà non dipende dal dominio del mondo che ci circonda e delle nostre passioni. La fragilità ci dice che possiamo assumerci come molteplicità, come singolarità costituite attraverso la molteplicità e per la molteplicità. Infatti, lo ripetiamo, non siamo esterni alle situazioni che viviamo e la nostra intimità più profonda si costruisce attraverso di esse. Siamo, profondamente, le situazioni nelle quali viviamo.
(L'epoca delle passioni tristi, Miguel Benasayag e Gérard Schmit )