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In quanto organismi viventi, siamo destinati a interagire/scambiare con il nostro ambiente. E’ il modo in cui sosteniamo la vita, ci autoregoliamo e ci espandiamo (BCPSG, 1998b). Consideriamo questo processo di scambio come un processo biologicamente fondato che può essere considerato e osservato etologicamente (Tingbern, in Schiller, 1957). Se due animali vengono messi nello stesso spazio, verrà messo in atto un processo complicato di regolazione della distanza fisica, di avvicinamento e allontanamento reciproco. Allo stesso modo le posture e i movimenti cambieranno per stabilire la natura dell’interazione. Questa è la “cinesica” dell’interazione. Con gli esseri umani, questo processo è ampiamente mentalizzato, intendendo che l’esplorazione, la regolazione e lo stabilire dei contorni propri, dei confini, e le strutture temporali dell’interazione si verificheranno principalmente nello spazio intersoggettivo piuttosto che nello spazio fisico. Pur tuttavia si verificano. Tale mentalizzazione avviene sotto generali vincoli culturali e, nella situazione analitica, vi si aggiungono una serie di vincoli specifici. E’ un processo in cui si cerca di allontanarsi, o di avvicinarsi, o di evitare che accada qualcosa o di far accadere qualcosa, o di intensificare o diminuire lo stato di attivazione o di spostare lo stato affettivo in relazione all’altro. Queste mosse potrebbero essere chiamate “cinesica mentalizzata”. E’ sulla base di queste transazioni che arriviamo alla sensazione di essere “in sincronia” con un altro oppure veniamo lasciati con la sensazione che l’altro sia mille miglia lontano. Sappiamo quando ci piace o non ci piace qualcuno, quando vogliamo piacere o lasciare indifferenti, quando desideriamo essere più vicini o vorremmo ritirarci, quando vogliamo che qualcosa accada o bloccare il livello di attivazione.

[…] Le persone che interagiscono hanno scopi intersoggettivi, come stare o meno insieme, oppure non ora, o non qui, fare le cose o meno insieme, oppure non ora, non qui, e queste intenzioni sono sempre agite. In questi enactment, le iniziative dei due partner possono o meno adattarsi. Le intenzioni dei partecipanti sono costruite momento per momento nel processo in corso attraverso la creazione continua di gestalt di intenzioni e stati propri e dell’altro.

[…] L’interazione è un aggregato complesso di elementi nuovi e vecchi. Non può essere completamente nuova, in quanto i due che interagiscono non si riconoscerebbero l’un l’altro o non avrebbero un punto di partenza per adattarsi reciprocamente e portare avanti un’attività congiunta. Né è completamente predicibile. Quando è stereotipata o artificiosa, la vediamo come insoddisfacente, in autentica, eventualmente disturbata. Poiché avviene senza copione deve essere spontanea.

(Il Cambiamento In Psicoterapia , The Boston Change Process Study Group )

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