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Come terapeuti possiamo scegliere tra due opzioni. La prima è quella di lavorare nella direzione del legame sociale, del legame famigliare e del legame come forma di vita, nella convinzione che la terapia miri alla formazione e alla rifondazione dei legami. La seconda è quella di accettare invece come orizzonte inevitabile il regno del "tutto è possibile" - e le conseguenze che ne derivano. Optare per questa seconda soluzione significa educare in vista di una lotta senza quartiere all'insegna del "tutti contro tutti", curare per preparare il paziente a gettarsi senza sensi di colpa in un feroce cmbattimento tra lupi...

Ma, nel primo caso, come contrastare il mito secondo cui il fondamento della nostra società sarebbe quella particella che possiamo definire individuo-contratto (gli individui si pensano stabilendo contratti tra di loro e con l'ambiente che li circonda), e secondo cui non esisterebbe nessuna appartenenza ontologica e fondamentale? L'arma della ragione appare insufficiente. Se per esempio spieghiamo a un giovane che è meglio studiare e andare a scuola piuttosto che passare il tempo a fumare spinelli, a livello razionale probabilmente capirà, ma questo non opererà in lui nessun cambiamento. Proprio qui sta il problema: un'educazione - o una terapia - che opponga alle esperienze concrete delle idee costruite in modo razionale non è in grado di modificare il comportamento di una persona. Un atteggiamento teorico e troppo astratto ci condanna a una totale impotenza. Questo è uno dei limiti dell'educazione ma anche, come abbiamo già sottolineato, della prevenzione in generale.

Una clinica del legame (...) e un'educazione del legame non devono quindi opporre idee al vissuto. Al contrario, le idee, intese come ipotesi teoriche e pratiche, devono accompagnare gradualmente le esperienze alternative e permettere che il comportamento si modifichi. Non in  nome di una prescrizione disciplinare, ma in virtù dello sviluppo di pratiche più desiderabili, potenti e ricche. Perché il legame appaia ai giovani più desiderabile della lotta per il dominio, dobbiamo impegnarci fino in fondo a pensare, guarire ed educare. Ma, innanzitutto, il nostro impegno sarà volto a trasformare noi stessi.

(L'epoca delle passioni tristi, Miguel Benasayag e Gérard Schmit )

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