Raccontare la lontananza è dare presenza a quel che è sottratto alla presenza.Pensare la lontananza è dare una configurazione e un ritmo all’invisibile, una lingua all’irraggiungibile. Accogliere l’estremo. Questo azzardo è pulsione propria di ogni arte.La lontananza è il lontano osservato nel suo movimento verso la rappresentazione, nel suo divenire figura. Il lontano osservato nel tempo e nello spazio del suo accamparsi.[…] Anche la lontananza, come la ricordanza, dice il movimento verso un nuovo tempo: il lontano si fa linea, da indistinto che era. Si fa luce, da ombrosa fluttuazione nell’oscuro. E si fa forma, da sconfinato informe che era.Questo movimento avviene nel linguaggio, è opera del linguaggio. Tutte le arti ne partecipano. E’ il ritmo di questo movimento che permette alla lontananza di non abolirsi come lontananza, di restare aperta come lontananza, disposta a lasciarsi attraversare nelle sue sconfinate regioni. E’ questo rapporto con il linguaggio che impedisce alla lontananza di contrarsi nella superficie illusoria di una prossimità tutta artificiale, istantanea, provvisoria.
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(Trattato della lontananza, Antonio Prete)